Depurare acqua con l’osmosi inversa

Non vi è mai capitato di sentir parlare di Osmosi Inversa? Stiamo parlano di quella popolare tecnica di depurazione in arrivo dall’America (dove risulta attiva da oltre 40). Può essere considerata a tutti la migliore soluzione per il rinnovamento delle acque.

Avere in casa un sistema di osmosi inversa, significa utilizzare un prodotto che sia in grado filtrare l’acqua dell’acquedotto per offrire una soluzione di qualità. L’osmosi in casa di solito avviene attraverso l’utilizzo di depuratori che utilizzano delle membrane semimpermeabili per rendere l’acqua del rubinetto perfetta da pere.

Come si ottiene il processo di Osmosi Inversa

Quando si parla di osmosi inversa nell’acqua è presente una pressione rispetto a quella osmotico, possiamo quindi parlare di un trattamento specifico chimico che si basa sulla permeabilità selettiva di ogni singola membrana. Le membrane per osmosi inversa sono il cuore dell’impianto e non valgono praticamente nulla se non sono state realizzate in maniera perfetta.

In questi casi si procede a installare un modulo che permette di ottenere un maggiore superficie con tanto volume per evitare ogni problema di intasamento.

Osmosi Inversa: Iperfiltrazione

Gli esperti parlano di depurazione a osmosi inversa come un processo in cui si forza il passaggio delle molecole di solvente dalla soluzione più concentrata a quello meno ristretta, ottengono una migliore pressione osmotica. Potete pensare all’osmosi inversa come a una membrana che trattiene le sostanze inquinati da una parte impendendone il passaggio nel rubinetto e permette di ricavare acqua pura.

Per questo scopo viene installato un impianto di infiltrazione sul lavandino di casa, che grazie a delle tecniche separative professionali riesce a produrre un impianto di osmosi inversa di qualità. Grazie a u trattamento di questo tipo, non potrete far altro che rimuovere tracce di fosfati, calcio, metalli pesanti e pesticidi che possono essere sempre presenti.

Attenzione solo un impianto a norma permette di ottenere la soluzione migliore di osmosi inversa, non servono a nulla le caraffe filtranti che in realtà non riescono ad offrire la stessa tecnica e lo stesso risultato di un modulo filtrante integrato nel rubinetto. Chi vuole conoscere il processo e la qualità dell’osmosi inversa, non dovrebbe far altro che ottenere dei vantaggi incredibili provando un bicchiere di acqua da rubinetto classico e uno ottenuto da osmosi inversa.

Vi accorgerete velocemente che i due gusti sono decisamente diversi e non si potranno mai considerare uguali le due tipologie di acque testate.

Curarsi con un elettrostimolatore

Curarsi con un elettrostimolatore

Facciamo un’analisi accurata di un prodotto che viene spesso utilizzato in maniera negativa per la salute. L’elettrostimolatore è un sistema tecnologico che viene utilizzato nei pazienti che hanno subito un infortunio o nella ginnastica pre operatoria o nei casi in cui è necessario riuscire ad mantenere un buon tono dei muscoli senza compiere alcun movimento.

Elettrostimolatore e fisioterapia

Il prodotto è di fondamentale importanza nelle pratiche di fisioterapia e in presenza di problemi patologici. Nella maggior parte dei casi viene utilizzato l’elettrostimolatore quando non è far possibile compiere il movimento, nei casi di atrofia del muscolo o quando è necessario mantenere almeno un po’ di tono per limitare danni permanenti.

Esistono altri casi in cui è importante utilizzare questo sistema tecnologico nello sport per tutte ottenere un buon riscaldamento, per la forza e la resistenza aerobica o per il recupero. Nel settore estetico invece, l’elettrostimolatore è fondamentale per il rassodamento, la tonificazione, la lipolisi e il drenaggio linfatico.

Come è composto un elettrostimolatore?

Il sistema integra al suo interno dei canali di uscita, ovvero delle vie di trasmissione degli impulsi, sono disponibili da 2 a 4 canali in base al modello e ogni canale va collegato ad un elettrodo che deve essere posizionato sul muscolo da trattare. In alcuni casi può essere necessario utilizzare dei cavetti sdoppiatori per stimolare il muscolo da diverse angolazioni.

Ogni canale di uscita è collegato all’impulso dell’intensità, essa va adattata al muscolo da trattare nel caso degli addominali si dovrebbe arrivare a 50mA, mentre per la zona pettorale è importante valutare i 35 mA, un valore superiore non è accettabile dal corpo umano.

Quindi con un normale elettrostimolazione con 2 canali è possibile stimolare un gruppo muscolare alla volta, mentre la versione a 4 permette la stimolazione di due gruppi. Solitamente ogni prodotto permette di seguire un programma di allenamento adatto a diversi scopi, con un minimo di 20 a un massimo di 45 minuti in base al tipo di contrazione che si desidera ottenere.

La durata può essere personalizzabile ma ricordatevi sempre di regolare l’intensità in modo da stimolare il muscolo fino alla soglia di tensione massima. Di base la frequenza a larghezza d’onda sono già inserite all’interno del programma tecnologia e non sarà necessario modificarli. Anche in questo caso tutti i dettagli e le forze di impulso, dipendono dal tipo di trattamento che si ha la necessità da effettuare.

Che cos’è la definizione l’elettronica?

Che cos’è la definizione l’elettronica

L’elettronica è una branca della scienza che si occupa dello studio, del progetto, della realizzazione e dell’impiego per scopi pratici di dispositivi che basano il loro funzionamento sul movimento di elettroni nel vuoto o nella materia, includendo lo studio dei mezzi per produrre elettroni e quello delle leggi che ne governano il moto. La nascita dell’Elettronica può essere fatta risalire alla scoperta dell’effetto Edison fatta da Thomas Edison nel 1883.

Durante un’esperienza effettuata con una lampada a incandescendenza, egli rivelò, in un involucro di vetro in cui era stato fatto il vuoto, il passaggio di una corrente elettrica, che fluiva da un filamento riscaldato verso un elettrodo metallico freddo, quando tale elettrodo si trovava ad un potenziale positivo rispetto al filamento; tale flusso di corrente cessava invece invertendo la polarità dell’elettrodo metallico. È da tempo ben noto che questa corrente è dovuta al moto di elettroni emessi dal filamento caldo che si spostano verso l’elettrodo positivo (anodo).

Nel 1897 J. A. Fleming applicò l’effetto Edison alla rivelazione e rettificazione di segnali radio in un tubo a vuoto (detta valvola di Fleming), che si può considerare il progenitore dei moderni diodi. Un importantissimo sviluppo si ebbe nel 1907 allorchè Lee de Forest introdusse un terzo elettrodo, la griglia, nella valvola di Fleming, realizzando quel dispositivo che va sotto il nome di triodo. Mediante questa griglia, situata fra la sorgente di elettroni (filamento caldo) e l’anodo, è possibile controllare il flusso della corrente mediante l’applicazione di piccole differenze di potenziale, e ottenere pertanto guadagno di potenza.

In progressi dell’elettronica all’inizio del ‘900

Tuttavia furono necessari notevoli progressi nella tecnica del vuoto, nella conoscenza delle proprietà dei materiali emettitori di elettroni, e nel progetto dei circuiti, prima che potessero essere sfruttate tutte le possibilità dei triodi. Nel 1926 per superare alcune difficoltà connesse con la capacità degli elementi interni che impedivano l’impiego dei triodi a frequenze superiori a circa alcuni inconvenienti che si presentavano nel funzionamento del tetrodo. un quarto elettrodo, la griglia schermo. Alcuni anni dopo lo stesso Hull aggiunse al tetrodo una terza griglia, il soppressore », per ovviare ad alcuni inconvenienti che si presentavano nel funzionamento del tetrodo.

Quest’ultimo tipo di valvola, nota col nome di pentodo, aveva proprietà tali che poteva venire impiegata con successo su un intervallo di frequenze molto ampio, e pertanto divenne la valvola di più largo e generale impiego. Di pari passo con lo sviluppo dei tubi a vuoto si registrarono notevoli progressi nel progetto e nella realizzazione dei componenti passivi (resistenze, capacità), necessari per sfruttare praticamente le proprietà delle valvole nei circuiti elettronici; la tecnologia del vuoto subiva notevoli miglioramenti e la progettazione dei circuiti su nuove basi consentiva di fabbricare delle unità sempre più flessibili ed adatte per le applicazioni più disparate.